Le persone che dedicano la loro vita alla musica e alla cucina hanno molte caratteristiche in comune. Oltre a deliziare i nostri sensi, in entrambi i casi si percepisce chiaramente la loro maestria e passione al lavoro, perché hanno una connessione privilegiata con la tradizione del popolo ed esprimono la loro cultura.

Come molti altri mestieri, ci vogliono anni di preparazione teorica e pratica per perfezionare la loro esecuzione; tuttavia, attraverso gli amici che ho nella composizione ed esecuzione musicale, così come nella gastronomia, ho scoperto il valore che hanno come espressione della persona e come servizio agli altri mestieri. Un brano musicale o una canzone, proprio come un piatto, ha dietro di sé una o più persone che lo hanno composto; si può dire che sono un’espressione di se stessi. E d’altra parte, la musica e il buon cibo ispirano gli altri a lavorare; nutrono il corpo e l’anima degli altri.

In una frase potente, Luigi Giussani afferma che “nessuna espressione dei sentimenti umani è più grande della musica”, e “il canto è la più alta espressione del cuore dell’uomo”. Al di là delle preferenze artistiche, la musica ha un fascino unico, nelle sue infinite composizioni, stili e generi, per soddisfare i gusti di ogni essere umano sul pianeta, in molteplici occasioni e momenti della vita. La musica può accompagnarci, sia nei momenti di solitudine riflessiva, tristezza e malinconia, sia in vari tipi di celebrazioni. Ognuno di noi può avere una colonna sonora della propria vita che si collega a quella di tanti altri.

Da parte sua, Paolo Massobrio afferma che “mangiare significa partecipare alla vita, perché è la continuazione del primo atto della nostra esistenza che inizia con l’allattamento: qualcosa di lenitivo, non solo nutriente. Mangiare è dunque sempre legato alla condivisione, a un momento che favorisce la comunità, gustando insieme la stessa esperienza di sapore”.

Questa affermazione fa un ulteriore passo verso il fenomeno comunitario della cucina: il valore del mangiare insieme e del sedersi a tavola. Anche se questa può essere una pratica diffusa, personalmente preferisco mangiare sempre in compagnia, con la famiglia, gli amici e anche gli sconosciuti. Condividere la tavola ha un significato importante come fenomeno comunitario e socialmente inclusivo.

In un paese così polarizzato, quanto abbiamo bisogno di trovare luoghi d’incontro che ci aiutino a guardare al futuro, scommettendo sul bene comune, e smettere di vedere solo l’ombelico delle nostre differenze! Riconoscere le nostre tradizioni popolari e il valore di costruire insieme, e potersi sedere a tavola per condividere il nostro pane e ascoltare le nostre canzoni, è più che mai necessario.