«Ogni giorno ci viene offerta una nuova opportunità, una nuova tappa. Non dobbiamo aspettare tutto da coloro che ci governano, sarebbe infantile. Godiamo di uno spazio di corresponsabilità capace di avviare e generare nuovi processi e trasformazioni. Dobbiamo essere parte attiva nella riabilitazione e nel sostegno delle società ferite»

«È possibile cominciare dal basso e caso per caso, lottare per ciò che è più concreto e locale, fino all’ultimo angolo della patria e del mondo, con la stessa cura che il viandante di Samaria ebbe per ogni piaga dell’uomo ferito. Cerchiamo gli altri e facciamoci carico della realtà che ci spetta, senza temere il dolore o l’impotenza, perché lì c’è tutto il bene che Dio ha seminato nel cuore dell’essere umano. Le difficoltà che sembrano enormi sono l’opportunità per crescere, e non la scusa per la tristezza inerte che favorisce la sottomissione. Però non facciamolo da soli, individualmente».

Nel momento che sta vivendo il Venezuela, ma che si potrebbe applicare a ogni paese del mondo, con l’enciclica Fratelli tutti, papa Francesco ci offre alcune premesse di lavoro cruciali rispetto al valore da protagonista di ognuno di noi e all’importanza di unirci ad altri per rispondere alle molteplici necessità che ci circondano.

Il punto di partenza di questo documento non è una strategia particolare, e ancora meno un insieme di idee o formule morali, ma è qualcosa all’apparenza fragile, che è in realtà la forza più potente: «un amore che va al di là delle barriere della geografia e dello spazio». Da qui deriva il valore della fraternità, del trattarci come fratelli capaci di vivere con «carità sociale e politica» che ricerca il bene comune, il bene di tutti.

Tali concetti sembrerebbero utopistici, ci risultano strani, come pennellate di un quadro astratto, specialmente quando li paragoniamo a ciò che viviamo ogni giorno, ma siamo sicuri di stare vedendo l’intero quadro? La verità è che è difficile comprendere questi fenomeni senza farne esperienza. Siamo fatti per amare, ma come è difficile se non riconosciamo questo amore che ci viene incontro. 

Molte volte abbiamo bisogno di aiuto o vogliamo aiutare, e quanto è semplice capirlo quando qualcuno ci dà una mano e ci tira fuori dalla “palude”.

Ognuno di noi ha bisogno di imbattersi in persone che incarnino un’esperienza così, per poterla riconoscere più facilmente. Sono gesti piccoli in paragone a tutti i problemi del mondo, ma ci fanno respirare e proseguire il cammino.

Immaginiamoci ora il più grande atto di libertà, uguaglianza e amore che possa esistere nella storia: l’energia che genera e muove tutto l’universo, il creatore di tutto, che si inginocchia di fronte all’essere umano e decide di farsi uno di noi; e lo fa in un luogo periferico della cartina, sottomesso a un impero, in condizioni di povertà estrema, e attraverso la semplicità di un bambino, affinché possiamo sperimentarlo.

Ci puoi credere o meno, ma se fosse vero e presente anche oggi, in maniera concreta e si potesse incontrare attraverso persone con nome e cognome, non sarebbe straordinario e semplice riconoscerlo? Questo è il Natale, e la Chiesa.